Gustodivino
Breve ricognizione sulla (il) Freisa di Marco Scarpa
21 Giugno 2020
Il Freisa è uno dei più antichi vitigni piemontesi. Se ne ha traccia fin
dal 1517 e dai documenti recuperati emerge come le carrate di “frese”
abbiano valore doppio rispetto alle altre uve.....................
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Un’altra perla arriva da Tenuta Grillo, l’azienda guidata da quel mago delle macerazioni lunghe di Guido Zampaglione e sua moglie Igiea Adami. Grandiosi i loro vini. Solitamente usano la Freisa per l’uvaggio squisito del loro Pecoranera. Però è successo che abbiano vinificato anche la Freisa in purezza e il Crisopa ne è un esempio. Guido sostiene che “la Freisa è un grande vitigno” ma “per avere uva interessante deve produrre poco e basta poco perché perda identità”. Inoltre “molto più di altri vitigni è suscettibile al tipo di terreno e in cantina, soprattutto per i suoi tannini, è molto intrigante e molto adatto a vini da lungo invecchiamento”. Un vitigno “per cui ci vuole molta pazienza, dedizione e fortuna per ottenere grandi vini”.
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Un’altra perla arriva da Tenuta Grillo, l’azienda guidata da quel mago delle macerazioni lunghe di Guido Zampaglione e sua moglie Igiea Adami. Grandiosi i loro vini. Solitamente usano la Freisa per l’uvaggio squisito del loro Pecoranera. Però è successo che abbiano vinificato anche la Freisa in purezza e il Crisopa ne è un esempio. Guido sostiene che “la Freisa è un grande vitigno” ma “per avere uva interessante deve produrre poco e basta poco perché perda identità”. Inoltre “molto più di altri vitigni è suscettibile al tipo di terreno e in cantina, soprattutto per i suoi tannini, è molto intrigante e molto adatto a vini da lungo invecchiamento”. Un vitigno “per cui ci vuole molta pazienza, dedizione e fortuna per ottenere grandi vini”.
Nel suo caso non credo sia fortuna, ma più che altro passione e
abilità e questo nettare ne è l’ennesima dimostrazione. Nato da un
terreno sabbioso, limoso e dotato di una grande capacità di drenare
l’acqua. Viti di circa 30 anni sui 200 metri s.l.m. Rese basse sui 50/60
q/ha. In vinificazione solo lieviti indigeni e lunga macerazione sulle
bucce. Poi affinamento prevalentemente in legno di grosse dimensioni,
limitatissimo uso di solforosa nessuna filtrazione, nessuna chiarifica. E
anche qui solo 1000 bottiglie prodotte (nel 2005). Parliamo quindi di
un vino di ben quindici anni portati benissimo. Una freschezza
straordinaria. Intriso di vita e di sostanza. Quasi materico. Una
colatura di succo d’uva e fiori rossi che guardano al cielo. Rispecchia a
pieno il suolo limoso/sabbioso e pare un nucleo che scalpita grazie ad
una acidità controllata ma ancora vibrante. Crescendo vira sulla
liquirizia e poi guarda senza paura agli anni che passano.